mercoledì 22 luglio 2015



UNIONE  TRIESTINA 2012 A RISCHIO CRAC
La squadra che negli ultimi giorni era diventata la regina del mercato con gli acquisti di Zubin, Mattielig,Baggio,Beghin, Pettarin rischia il crac per dei pasti non pagati.

Diecimila euro di pasti non pagati al Cafè De Luxe. La titolare chiede il fallimento dell’Unione: udienza fissata il 19 agosto.
La situazione del bilancio 2013-2014 evidenziava un “rosso” di 500 mila euro.
La Triestina è sull’orlo del fallimento per cene e pranzi non pagati. È sull’orlo del baratro per poco più di 10mila euro. L’udienza davanti al giudice civile Daniele Venier è stata fissata per il prossimo 19 agosto. Ma ora, come detto, la situazione si è fatta drammaticamente grave. L’imbuto insomma è sempre più stretto. Infatti le cene e i pranzi finiti sotto la lente del tribunale rischiano seriamente di provocare un terremoto con conseguenze a cascata. Un terremoto che in linea teorica potrebbe in breve estendersi. L’unica soluzione a questo punto potrebbe essere quella di un atto di desistenza da parte dei creditori pagati all’ultimo momento. Ma anche se, per quella data, la società presieduta da Marco Pontrelli chiuderà la pendenza debitoria, il giudice valuterà, come prevede il codice, l’esistenza dei presupposti di solvibilità dell’Unione Triestina 2012. Insomma si sta delineando una situazione non certo semplice.
Succede a poche settimane dai blitz degli ufficiali giudiziari in piazzale degli Atleti Azzurri d’Italia per altre insolvenze che poi sono state sanate all’ultimo momento. Il luogo dei pranzi e delle cene non pagate è il Cafè De Luxe di via Udine. Lì - tra il primo settembre e il 31 ottobre 2014 - i calciatori si sono seduti ai tavoli. Lo hanno fatto ogni giorno per due mesi, fino al trasferimento a villa Nazareth. E cioè dopo la risoluzione dell’accordo. Il tutto, con un costo a testa, di appena 10 euro al giorno. Infatti, per questo importo si era accordata Alessia Crasso, la titolare dell’attività di ristorazione, con il team presieduto da Marco Pontrelli. Tutto sommato una cifra oggettivamente modesta (tre euro a testa per volta) che era stata definita dalla stessa imprenditrice con i dirigenti alabardati. Quasi un regalo. Ma Crasso dopo aver chiesto invano il pagamento dei debiti e aver ricevuto anche un assegno poi rivelatosi cabriolet, è passata alle vie di fatto. Stop alle cene e nessun pranzo, nessuna colazione. Tutti fuori dal locale. Pagate, poi mangiate. Crasso ha così incaricato l’avvocato Antonio Santoro di depositare un «ricorso per la dichiarazione di fallimento». Un atto pesantissimo, soprattutto per le conseguenze. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si legge nel ricorso, è stato un assegno di 10 mila euro versato da Pontrelli, risultato poi non coperto. Carta straccia. Si legge in proposito: «Il credito non è contestato dalla parte debitrice. Il 18 maggio, infatti, l’Unione Triestina, ha consegnato un assegno a titolo di acconto. Tuttavia la Crasso non lo ha potuto incassare, in quanto lo stesso è tornato indietro insoluto». Non solo. L’imprenditrice tramite il legale sottolinea poi anche che «ogni tentativo di recupero del credito è rimasto infruttuoso stante la mancanza di beni aggredibili dell’impresa debitrice». Da qui appunto la scelta finale: quella di chiedere al giudice di chiudere la partita. Far fallire la Triestina. Istanza che è stata ritenuta legittima. Prova ne è il fatto che il presidente Raffaele Morvay dopo averla esaminata ha disposto con urgenza l’udienza convocandola per il 19 agosto assegnando il fascicolo al giudice Daniele Venier e fissando per il 12 agosto il termine ultimo per il deposito di tutta la documentazione. Nello specifico dovranno essere consegnati in Tribunale «i registri contabili dai quali si evince la situazione patrimoniale, economica e finanziaria aggiornata, nonchè un prospetto delle attività e un elenco analitico dei creditori con l’indicazione specifica dei debiti scaduti e non pagati e delle eventuali cause di prelazione». E ancora: «Dovranno essere depositati anche il libro inventario relativo agli ultimi tre esercizi e le relative dichiarazioni dei redditi». Che la situazione sia tutt’altro che facile lo si intuisce anche dai dati relativi all’ultimo bilancio sociale dal quale risulta per l’Unione un risultato negativo relativo all’esercizio 2013-14 pari a quasi 500mila euro. Inoltre dagli atti risulta anche che «i debiti sociali ammontano a 773mila euro con una variazione in aumento rispetto all’esercizio precedente (2012/2013) di 543mila euro di cui 64mila relativi a debiti tributari». Ma emergono anche altri due elementi gravi. Il primo è che «non risulta che i debiti descritti siano stati appianati o quantomeno ridotti» e che «non risulta ancora depositato il bilancio relativo all’esercizio 2014/15». L’avvocato Dario Lunder che assiste la Triestina getta acqua sul fuoco e tenta di disinnescare la bomba. «Pagheremo», dice. Ma l’incubo del crac rimane.
Fonte Il Piccolo (Corrado Barbacini)

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